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L’ortodossia ufficiale incontra la fede popolare
I diversi tipi di ex voto ci hanno mostrato il ritratto diffuso di un Costantino guardiano e vigile, attento a ogni passo di ciascun fedele e difensore infaticabile della sua buona sorte. Abbiamo visto la varietà del culto spontaneo che gli si tributa, in una sorta di integrazione liturgica dal basso che riempie il vuoto di una ufficialità distante. Infatti il Santo non compare nel calendario della Chiesa di Roma. La sua adorazione viene così accettata ma non incoraggiata. Lasciata all’abbraccio popolare si esprime nei suoi modi tradizionali, autonomi e a volte inconsueti.
Ecco perché il magistero della Chiesa, in passato, interviene. Per moderare o anche solo per capire.
È esattamente questa l’origine del documento che qui riportiamo in sintesi: si tratta dell’informativa di un sacerdote, spedito dalla arcidiocesi di Bosa a controllare ciò che accadesse, al Santuario, durante questa “Ardia”, del tutto sconosciuta al nuovo vescovo “continentale”.
In essa si legge un resoconto appassionato e fervido quanto il culto che andava a indagare. Un’obbediente, ma assai persuasiva, proposta di accoglimento. Eccone i brani salienti.
(sull’autenticità della fede, n.d.r.)
Fui a San Costantino e ne tornai edificato per la pietà che vi trovai. (...)
Osservai come attorno alla chiesa sempre, tutto il giorno e quasi tutta la notte, girano pellegrini a far la guardia al Santo. (...)
seri, compresi dell’atto che stanno facendo, non guardano attorno agli spettatori; nessuno degli spettatori né ride né scherza, né parla con quelli che girano attorno. A San Costantino ogni atto è serio e religioso. È un voto di viaggio, denaro, tempo e sacrifici enormi. (...)
– Come siete venuti, io chiedevo
– Col carrettone, a piedi, (...)
Dico il vero, mi venivano le lacrime a vedere donne strascinarsi a piedi per la stanchezza. (...)
A San Costantino tutto è fede. (...)
(sulla legittimità del culto, n.d.r.)
I pellegrini di San Costantino sono pecore senza pastore. Il culto del Santo non essendo approvato dalla Chiesa, il sacerdote non può entrarvi direttamente. Il popolo si aggiusta da sé, si forma le sue cerimonie convenzionali, che non si possono chiamare superstizioni e lo provo:
1) È usanza nell’isola fare la guardia al Santo. Vidi ciò in tutti santuari e in tutte le feste di campagna. (...)
2) La superstizione non si fa da un popolo, ma è degli individui; qui invece si fa da tutti.
3) Per ordine dei Vescovi vi sono penitenze (...) che sono ancora in atto in certi paesi, di girare attorno alla chiesa (...)
4) Il numero di tre giri per un verso e tre per l’altro non è superstizioso. Si deve pure fissare un numero (...)
5) È naturale che nella Liturgia v’è l’autorità della Chiesa: qui l’autorità dei secoli (...)
Padre Giovanni Battista Manzella
(sui miracoli del Santo, n.d.r.)
Si tenga conto per l’avvenire dei miracoli che fa e si avrà l’approvazione della Chiesa e sarà santo.
San Costantino è il santo delle promesse e dei miracoli già fatti. (...) non si viene (...) per ricevere grazie, ma per ringraziare.
Dunque ogni pellegrino rappresenta (...) una grazia già fatta. Sono dunque a migliaia e migliaia i miracoli che ogni anno fa.
Notasi: il santuario di Sedilo è lontano, il viaggio è disastroso, la stagione infuocata;
là vi manca l’acqua, l’ombra, le comodità della vita, eppure venti o trentamila pellegrini vi affluiscono. (...)
Possiamo noi dubitare che vi vadano per divertimento oppure per una grazia da poco o affatto incerta?
Sono grazie grandi e se si potrà dubitare di cento, non però di tutte.
(sulle opere meritorie di Costantino, n.d.r.)
Difesa del culto: qualche opera buona la fece questo Santo.
Diede la libertà alla Chiesa e la fece religione di stato.
Elevò la Santa Croce all’onore che oggi ha, proibendo che nessuno siavi crocefisso per l’avvenire.
Lasciò in pace il Papa di Roma per ritirarsi a Bisanzio.
(sulla sua anima, n.d.r.)
Prima di morire si battezzò.
Prima di tutto osservo che è un pagano convertito: non poteva essere imbevuto del Vangelo come siamo noi.
E poi anche il buon ladrone ebbe delle pecche. Si confessò in punto di morte e l’abbiamo come santo.
Mi pare che il battesimo dell’uno valga la confessione dell’altro.
Con la differenza che del primo non abbiamo opere buone, del secondo abbiamo opere colossali a vantaggio della Chiesa universale. (...)
Mi benedica.
Giovanni Battista Manzella – prete della Missione
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