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11. Cuori di metallo

Le diverse tipologie di ex voto

Una delle caratteristiche essenziali di quella particolare forma di culto costituita dagli oggetti votivi è la loro autonomia: gli ex voto promuovono un dialogo diretto con il mondo celeste, un canale non mediato dall’istituzione ecclesiastica. Che si limita a ospitare, guidare e qualche volta anche correggere.
Immagine rappresentativa
Un esempio di richiamo alla moderazione e a regole più strette stava affisso, fino a non molto tempo fa, nella chiesa del Santuario. Era un monito del Concilio Plenario Sardo e del Sinodo di Bosa e vietava l’esposizione di una particolare tipologia di ex voto, che perciò oggi non vediamo più. Si tratta delle riproduzioni di cera, legno o bronzo di parti anatomiche, tipicamente braccia e gambe: la parte per il tutto, il singolo pezzo per l’intera persona del devoto, che così trova alloggio simbolico nel tempio.

Vengono ritirati e bruciati.

A partire dall’ultimo dopoguerra, il loro ruolo viene sempre più assunto dai tipici cuori di metallo, anch’essi ex voto impersonali e di produzione seriale, ma più consoni alla tradizione iconografica cristiana, che individua nel cuore la sede metaforica delle virtù morali più alte.
Immagine rappresentativa
Allontanate così le divagazioni del culto e con esse l’ombra di sopravvivenze pagane, e considerata anche la rivalutazione della devozione popolare spontanea operata dal Concilio Vaticano Secondo, l’ufficialità conserva volentieri, e accoglie ancora, le testimonianze dei fedeli al Santo protettore.

Sono per lo più di offerta sedilese, ma non mancano attestazioni provenienti da altre parti dell’isola.

Nella loro successione si legge il racconto di un mondo che cambia.

Per esempio a osservare come oggi, oltre ai dipinti, a illustrare il volto del fedele e suggerire le circostanze della sua promessa compaiano, più modernamente e sbrigativamente, delle immagini fotografiche.
Oppure a notare le scene che ritraggono usanze del passato, come il viaggiare a cavallo o sui carri, o accadimenti storici, come le Guerre Mondiali.

Ma al di là delle varianti occasionali, la fonte ultima della promessa è sempre la stessa: l’angoscia esistenziale e lo sgomento per la sventura sofferta, in prima persona o dai propri cari. Non sempre infatti “offerente” e “bisognoso di soccorso” si identificano: spesso sono i familiari a invocare la grazia per il proprio congiunto.

C’è poi da rimarcare un’altra importante differenza tipologica: gli ex voto possono essere confezionati in proprio oppure commissionati a terzi.

Esempio del primo caso, oltre a certi dipinti eseguiti da mano incerta, sono i ricami: la creatività femminile esprime le sue suppliche e la sua riconoscenza con l’unica tecnica figurativa padroneggiata, a volte passando attraverso il filtro e gli stilemi specifici della propria tradizione locale.

Più articolato è il caso degli ex voto commissionati a terzi, in genere professionisti. Sono facilmente riconoscibili, perché di fattura più accorta, e provengono da botteghe artigiane di pittura, oggi non più operanti. La più nota è quella di Taglietti, a Sassari, presente nella chiesa con diverse opere.

Si tratta quasi sempre di composizioni ordinate secondo uno schema: la scena del disastro o il letto di dolore, la figura invocante e, sulla parte alta del quadro, l’apparizione risolutiva del Santo. La sua presenza è spesso mediata dalle nuvole, a segnare lo speciale confine varcato e ad ammorbidire pittoricamente l’irruzione in scena.

Né si deve pensare che le persone rappresentate nei dipinti siano il ritratto realistico dei veri protagonisti.
Si tratta in realtà di immagini stereotipate, di figuranti caratterizzati per status o per ruolo: adulto, fanciullo, padre, madre, sacerdote, medico, soldato. Oltreché, ovviamente, “supplicante” e “sciagurato”.
Infatti il committente del quadro descrive la circostanza del miracolo ed elenca i presenti, e l’artigiano la restituisce secondo schemi prefissati. Lo stesso vale per tutti gli altri elementi scenografici: interni domestici, arredi, suppellettili, scorci naturali. Sono sempre immagini e sfondi di repertorio, ingredienti convenzionali e mai strettamente documentali, schierati esclusivamente in funzione compositiva e pittorica.