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Lo splendore delle grandi basiliche
La varietà tipologica delle chiese fatte costruire da Costantino durante il proprio regno alimenta dunque due tradizioni architettoniche distinte:
- quella che ha il proprio riferimento nell’impianto basilicale;
- quella che lo trova invece nel modello a pianta centrale.
All’impianto basilicale si ispira la prima chiesa dedicata al Salvatore, che più tardi sarebbe diventata la Basilica dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista: una vasta sala rettangolare corsa da colonnati che circoscrivono la navata centrale, sovrastata da un tetto in legno; due navate laterali, coperte invece da soffitti bassi in muratura. L’insieme è retto da un robusto asse longitudinale, cha va dall’ingresso all’abside. Costantino la fa edificare nel Laterano, nell’area in cui sorgeva la caserma dei pretoriani di Massenzio, a riconferma della propria superiorità sul nemico e della volontà di conferire al cristianesimo la dignità prima riservata al paganesimo.
Un altro esempio illustre di rielaborazione degli elementi architettonici che costituiscono il modello basilicale è San Pietro, che Costantino fa erigere sul colle Vaticano, intorno al 320, anche se noi oggi la conosciamo per come è stata interamente ricostruita nel XVI secolo. La basilica più famosa del mondo originariamente aveva invece una pianta destinata ad assumere un significato simbolico di importanza capitale nei secoli a venire: il suo muro posteriore, con l’abside, si presentava in posizione arretrata rispetto a quella delle precedenti basiliche. Veniva a crearsi, in questo modo, uno spazio trasversale, tra le navate e l’abside, che prefigurava il transetto. Un grande arco, eretto in fondo alla navata centrale, divideva poi l’interno in due parti distinte, a sottolineare il duplice scopo dell’edificio: S. Pietro poteva dirsi infatti un martyrion, perché vi era custodito il sepolcro del Santo; ma era nel contempo il luogo in cui gli stessi fedeli avrebbero potuto essere seppelliti, nel rispetto dei rituali previsti dalla propria religione.
Queste grandi costruzioni mostrano una concezione dello spazio rettilinea e attenta agli effetti prospettici.
È già un’architettura capace di leggerezza, in grado di giustapporre superfici e allontanarsi così dalla tradizione costruttiva imperiale, che invece cercava il proprio equilibrio nell’articolazione delle masse.
Qui tutto è più virtuoso e insieme sobrio: la forma si sostituisce alla forza, e l’armonia delle forme rispecchia l’armonia della comunità spirituale.
La stessa materia, la pietra delle costruzioni, si solleva, si sublima e cerca di dissolversi nella luce, come la carne nello spirito.
Se nella chiesa del Laterano e in quella del Vaticano sono evidenti gli elementi architettonici che impronteranno lo sviluppo della basilica occidentale cristiana nei secoli a venire, altre costruzioni fatte erigere da Costantino tracciano invece le linee guida dell’altra tradizione, quella orientale.
È il caso della chiesa del Santo Sepolcro, eretta nei pressi di Gerusalemme: un edificio a pianta centrale circolare, sovrastato da una grande cupola sorretta da dodici paia di colonne, corrispondente al numero degli apostoli.
Ed è anche il caso della chiesa dei Santi Apostoli, a Costantinopoli, dove lo stesso Costantino sarebbe stato sepolto, e con lui gli imperatori che gli succedettero. La sua costruzione presenta un vasto spazio centrale e quattro navate, coniugando così i tratti caratteristici del martyrion a pianta centrale e quelli salienti della chiesa cruciforme. Si preannunciava in questo modo la pianta a croce inscritta in un quadrato, quella che caratterizzerà la più matura architettura bizantina.
La pianta circolare utilizzata nella chiesa del Santo Sepolcro ricompare a Roma nella costruzione del mausoleo di Costanza, figlia di Costantino, oggi chiesa di Santa Costanza. Anche in questo caso la cupola si levava sopra 12 coppie di colonne di granito. Sulla volta del deambulatorio, la parte che circonda la zona centrale, si potevano ammirare raffinati mosaici di derivazione classica. Si rimane stupiti ad immaginare l’effetto che tanta ricchezza dovette sortire sui fedeli, si rimane stupiti soprattutto se si considera che in fondo solo pochi decenni separano queste raffinatezze dai rozzi dipinti nelle camere tombali delle catacombe.
Sono solo pochi esempi, per dire come in un arco di tempo così breve sia stato possibile definire la grammatica, il vocabolario e la sintassi che l’architettura sacra userà per molti secoli a venire.
In Oriente e in Occidente, durante il regno di Costantino, si compiono i primi passi di un lungo cammino, quello di un linguaggio architettonico nuovo, capace di comprendere il passato della classicità pagana e di superarlo in magnificenza. La grande perizia costruttiva della romanità sarà il suo patrimonio tecnico, la spiritualità del Cristianesimo la sua ispirazione superiore.
Ancora una volta l’architettura saprà farsi specchio fedele e testimone duraturo della complessità di un’intera epoca storica, e insieme si presenterà come il teatro raffinatissimo capace di ospitarne le vicende.
L’Oriente e l’Occidente gareggeranno in splendore per secoli, ciascuno con la propria tradizione.
Fino a che, nel Rinascimento, riusciranno a trovare nuova sintesi: il pensiero e le tecniche architettoniche orientali verranno felicemente innestate sul tronco della nostra tradizione. E sarà un nuovo fiorire di capolavori.
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