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Il trionfo di Costantino e la riunificazione dell’Impero
Costantino, con le nuove insegne, sconfigge Massenzio il 12 ottobre del 312. La storica battaglia ha come teatro Ponte Milvio, alle porte di Roma.
Nel frattempo in Oriente Licinio si è liberato del concorrente Massimino Daia e i due “Augusti” superstiti nel 313 si incontrano a Milano per rinsaldare la loro alleanza. Qui redigono insieme l'Editto di tolleranza che, nell’anno di morte del persecutore Diocleziano, concede libertà di culto a tutte le religioni, portando il Cristianesimo al riconoscimento ufficiale e incoraggiandolo a diventare prima religione dell’Impero.
Ma ben presto le relazioni tra i due Augusti si guastano, e le guerre riprendono. Nel 314 Costantino sconfigge per due volte il rivale: a Cibale, in Pannonia, e poi nel Campo Ardiense, presso Adrianopoli, in Tracia.
I loro rapporti rimangono tesi a lungo, anche perché nell’Oriente di Licinio si continua a perseguitare i cristiani. Nel 324 si torna così alla guerra e il 3 di luglio Costantino vince ancora, presso Adrianopoli. Poi, lasciata la flotta ad assediare Bisanzio, roccaforte di Licinio, piomba in Asia Minore e, nel settembre dello stesso anno, riporta presso Crisopoli la vittoria conclusiva.
Teodosio I il Grande [IV secolo]
Dal 324 rimane dunque imperatore unico, e può così realizzare il suo sogno di un cristianesimo liberato.
Trasferisce l’autorità imperiale a Bisanzio, la ribattezza col nome di Costantinopoli e nel 330 la inaugura solennemente come “Nuova Roma”. La decisione sottolinea uno squilibrio progressivo tra le due metà dell’Impero: l’Oriente è florido e in piena espansione economica, L’Occidente è un peso crescente che ne divora le capacità produttive; in Oriente cresce la pressione dei barbari provenienti dalle steppe asiatiche, ed è meglio governare più da vicino su queste regioni in pericolo; Bisanzio in questo momento è il crocevia strategico di tutti gli scambi commerciali “internazionali”, il luogo in cui l’economia imperiale pulsa più forte. Inoltre Roma è la roccaforte del paganesimo, e Costantino vuole voltare pagina.
Sono queste ragioni geopolitiche che lo spingono a spostare l’asse del potere in Oriente. Ma la scelta fatta approfondirà ulteriormente un solco destinato a diventare incolmabile: il governo dell’Impero assumerà sempre più contorni ellenistici e mentalità orientale. Le sue usanze sono greche, come anche la sua lingua ufficiale. Il latino di Roma è sempre più lontano, e con esso il carico di gloria e di memorie della vecchia capitale.
Sarà la Chiesa a ridarle centralità. La sede vescovile romana diventa la più importante di tutto l’Impero e il suo primate acquisirà in questi anni il titolo di “pontefice”.
Tuttavia l’unità imperiale ricostruita da Costantino non durerà a lungo: alla sua morte, nel 337, l’Impero viene diviso fra i tre figli Costantino II, Costante e Costanzo II.
Costantino II, vincitore dei Goti e dei Sarmati, muore nel 340 ucciso in un'imboscata dagli ufficiali del fratello Costante, cui aveva cercato di usurpare l'Italia.
Costante, vincitore dei Franchi, viene ucciso in Spagna nel 350 dai sostenitori dell'usurpatore Magnenzio.
Costanzo, vincitore di Magnenzio oltre che di Sarmati e Quadi, muore nel 361 mentre marcia contro il cugino Giuliano, da lui nominato “Cesare” e acclamato “Augusto” dai soldati.
Giuliano sconfigge i Germani e muore combattendo contro i Persiani. Filosofo neoplatonico, è soprannominato l'Apostata, perché abbandona il Cristianesimo e cerca di ridare vita al paganesimo.
Fu l'ultimo imperatore della dinastia di Costantino.
Morto Giuliano, nel 364 viene nominato imperatore Valentiniano, che associa al trono il fratello Valente, affidandogli l’Oriente.
Alla morte di Valentiniano, nel 375, il controllo dell’Occidente viene diviso tra i suoi due figli Valentiniano II e Graziano. Costoro, alla morte dello zio Valente, nel 378, affidano l’Oriente al generale Teodosio.
Alla morte di Graziano nel 383, e poi del fratello Valentiniano II nel 392, Teodosio, sconfitto l’usurpatore Eugenio che aveva issato la bandiera della riscossa pagana, riunifica l’Impero sotto l’egida del Cristianesimo.
È lui a emanare l’Editto di Tessalonica, nel 380, che fa del Cristianesimo l’unica religione ufficiale di stato in tutto l’Impero.
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